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USA: Magliette che misurano l’inquinamento dell’acqua
SVEZIA: Tiriamo la tenda, così cambiano l’aria
USA: Scrivere con il PM10: l’inchiostro fatto di polveri sottili
MAGLIETTE CHE MISURANO L’INQUINAMENTO DELL’ACQUA
Poco dopo il ritiro di Donald Trump dall’accordo di Parigi nell’estate del 2017, quello che gli Stati Uniti d’America avevano sottoscritto nel 2015 con altre 194 nazioni impegnandosi per tagliare drasticamente il livello delle emissioni inquinanti, due studi di design hanno presentato una t-shirt il cui tessuto è in grado di cambiare colore quando entra in contatto con acqua inquinata.
“Al momento la politica non sta agendo in maniera forte per affrontare il problema dell’avvelenamento ambientale e tocca alle persone normali cambiare il corso della narrazione” hanno dichiarato i designer al momento della presentazione del loro lavoro, in concomitanza con la Giornata Mondiale per il Pianeta “il progetto che abbiamo presentato riguarda colori, materiali e capi di abbigliamento perché questo linguaggio permette di dar voce a qualcosa che è molto più complesso e grave di quanto la maggior parte di noi avrebbe mai pensato leggendo e guardando a quanto ci è dato sapere dai media e tramite i discorsi dei politici”.
The Unseen e The Lost Explorer, questi i nomi dei due team creatori della maglietta, hanno unito la competenza in chimica dei materiali con quella sulla filatura del cotone biologico realizzando una t-shirt in grado di rappresentare fisicamente come il cambiamento climatico stia acidificando gli oceani.
Immerso nell’acqua infatti, l’indumento muta intensità e tipo di colore in reazione ai livelli di pH nell’acqua, a loro volta dovuti all’inquinamento, e rende quindi intellegibile ad occhio nudo le modifiche dell’ambiente di cui da anni parlano gli scienziati.
La capacità reattiva della maglietta al pH delle acque dipende da una particolare tintura a base di cavolo, che naturalmente cambia colore a contatto con sostanze acide o basiche.
Il tessuto viene realizzato facendo bollire il cotone con della soda, così da aprire le fibre e renderle in grado di assorbire la tintura. Grazie a questa lavorazione l’indumento acquisisce sfumature e tonalità viola bluastre e può quindi cambiare colorazione in base all’acqua con cui viene in contatto: dal viola, indice di estrema purezza dell’acqua, al verde alcalino fino al rosso acido.
La scelta di usare il pH come elemento connotante la proposta del team di designers The Unseen e The Lost explorer, nasce dalla consapevolezza che il pH è una proprietà innata dell’acqua, un indice che definisce dove è possibile la vita e dove no. Quando i livelli di acidità nelle acque sono troppo alti o troppo bassi infatti, la flora e la fauna che in esse vi vivono ne risentono. E così anche la nostra pelle, che si irrita e sviluppa infiammazioni a contatto con acque non pure.
Per info: www.thelostexplorer.com
Fernanda Snaiderbaur
TIRIAMO LA TENDA, COSI’ CAMBIANO L’ARIA
Il prossimo anno Ikea, il colosso svedese presente in 30 paesi nel mondo con circa 160 mila dipendenti e una clientela annua intorno agli 838 milioni contando solo i negozi fisici al netto delle visite sulle sue piattaforme on line, ha annunciato che metterà sul mercato una nuova tenda per interni che simulando la fotosintesi promette di purificare l’aria all’interno dei nostri appartamenti.
Gunrid, questo il nome scelto dal colosso svedese per il nuovo prodotto, è un tessile per la casa la cui superficie è stata trattata con un minerale fotocatalitico che reagendo con la luce disintegra le particelle di inquinamento presenti nell’aria.
“Si tratta di un dispositivo dal prezzo contenuto e in grado di combattere l’inquinamento senza occupare spazio in casa perché integrato direttamente nelle tende a uso domestico per interni” spiega Mauricio Affonso, responsabile Prodotto presso Ikea, paragonando implicitamente il loro nuovo articolo con i dispositivi attualmente in commercio per purificare l’aria, oggetti mediamente voluminosi, spesso facenti funzione contemporaneamente anche di aria condizionata o riscaldamento, e dal costo spesso non irrilevante per una famiglia del ceto medio quale quelle che si riforniscono presso la catena di mobili e arredo svedese.
Sviluppata grazie alla sinergia di alcuni anni tra lo staff interno di Ikea e alcune università in Europa e Asia, la tecnologia studiata lavora in modalità simile alla fotosintesi attivandosi grazie sia alla luce naturale che a quella artificiale prodotta nelle case e abbattendo l’inquinamento dell’aria presente normalmente, spesso inconsapevolmente, nelle nostre case.
Il sito istituzionale dell’azienda riporta anche i dati della WHO (Organizzazione Mondiale della Sanità) che raccontano come oltre il 90% della popolazione della terra respiri aria inquinata e ogni anno, a causa di questo inquinamento, si registrino 8 milioni di morti nel mondo.
“Oltre a consentire alle persone di respirare aria migliore a casa, speriamo che Gunrid aumenti la consapevolezza delle persone sull’inquinamento dell’aria all’interno delle loro case, ispirando cambiamenti comportamentali che contribuiscano a creare un mondo di aria pulita”, ha affermato in un documento ufficiale Lena Pripp-Kovac, responsabile della sostenibilità presso Inter Ikea Group, che ha ricordato la volontà dell’azienda di diventare climate positive (ovvero in grado di andare oltre la zero emissioni di CO2 e lavorare per l’ambiente rimuovendo ulteriore biossido di carbonio dall’atmosfera) entro il 2030. “Si tratta del primo prodotto che proponiamo ai nostri clienti nel mondo ma stiamo immaginando fin d’ora di applicare presto questa nuova funzionalità anche ad altri articoli prossimamente in catalogo. Sappiamo – ha concluso – che non c’è una soluzione unica per il problema dell’inquinamento ma stiamo lavorando in un’ottica a lungo termine per dare la possibilità alle persone di vivere vite più sane ed ecologicamente sostenibili”.
Fernanda Snaiderbaur
Fonte: Ikea.com
SCRIVERE CON IL PM10: L’INCHIOSTRO FATTO DI POLVERI SOTTILI
Un gruppo di ex allievi dell’Mit di Boston, prestigiosa università americana con alunni provenienti da tutto il mondo e che vanta scoperte e brevetti nei più svariati campi di scienza e tecnica, ha realizzato una tecnologia per trasformare il pm10 emesso dai veicoli urbani e dalle ciminiere delle industrie in inchiostro. Dalla sua conversione alla messa in commercio di penne per la scrittura caricate con questa particolare tempera il passo è stato breve.
“Negli ultimi 150 anni l’uomo si è evoluto usando carbone e derivati ma l’esposizione alle emissioni derivanti da combustione causa, nella sola America, oltre 20 mila morti premature” hanno raccontato i ragazzi dell’Mit che ora hanno fondato la Graviky Labs, società con cui vendono le penne il cui inchiostro è realizzato con le polveri sottili e il particolato. “Il nostro obiettivo era trovare un modo per arrestare la fuliggine generata dalle imprese e dalle automobili perché non raggiungesse i nostri polmoni”. Con un collettore i giovani imprenditori sono riusciti a raccogliere le particelle emesse dai tubi di scappamento delle auto e dalle ciminiere, le hanno epurate da metalli pesanti e sostanze cancerogene e hanno quindi condensato il tutto per formare inchiostro utile sia per scrivere che per dipingere. Per dare un’idea dell’invenzione basta pensare che per riempire la cartuccia di una penna bastano 45 minuti di “motore acceso” di un auto. “Quello che poteva entrare nei polmoni di milioni di persone, causando danni alla salute di tanti, ora grazie a questo inchiostro, è restituito alla collettività sotto forma di arte e bellezza” hanno dichiarato soddisfatti i fondatori di Graviky Labs che per avviare l’attività hanno fatto anche una raccolta fondi on line.
Fernanda Snaiderbaur